STANCHEZZA? Mancanza di ENERGIA? Potrebbe essere IPOSSIA!

Avere la giusta quantità di OSSIGENO nelle cellule: più sani e più giovani

 

Ne “maneggiamo” oltre 12.000 litri al giorno, senza neanche accorgerne. Stiamo parlando dell’ossigeno. Non lo vediamo, ma c’è e lavora instancabilmente tutta la vita con noi e per noi. Purtroppo,  ci rendiamo conto della sua esistenza solo quando viene a mancare o in casi estremi ma…silenziosamente, nelle nostre cellule, ogni giorno questo alleato silenzioso produce la nostra energia come combustibile di un meccanismo perfetto.

E quando non ce n’è abbastanza si determina la condizione di ipossia. Una condizione che provoca stanchezza, mancanza di energia, fino a creare uno stato di dissesto vero e proprio. Ma vediamo come monitorare e preservare uno degli ingredienti con cui funzioniamo, insieme all’idrogeno.

 

A cosa ci serve l’ossigeno che introduciamo con la respirazione? Per prima cosa, a produrre ENERGIA. In gergo bio-chimico si chiama ATP. E il motore di produzione di questa energia sono i *MITOCONDRI, ovvero il centro focale della cellula.

Se il meccanismo si inceppa, ecco una serie di sintomi primari che arriva a segnalarci il “guasto”: debolezza generale, stanchezza, vertigini, depressione, perdita di memoria, invecchiamento precoce, irritabilità, problemi circolatori, cattiva digestione, dolori e disturbi muscolari, artriti e complicazioni bronchiali. Debolezza immunitaria.

 

 

Perché è importante non entrare in ipossia.

Tutte le nostre funzioni vitali -assorbimento, digestione, assimilazione, secrezione, escrezione, riproduzione- traggono energia da reazioni di ossidazione. Così, noi  utilizziamo gli elementi nutrizionali (vitamine, minerali, oligoelementi) presenti nel cibo che ingeriamo ed eliminiamo le scorie.  

L’ossigeno è indispensabile per dar vita a delle reazioni chimiche  del nostro corpo.

Gli scienziati hanno scoperto che il nostro organismo dispone di veri e propri sensori molecolari, in grado di percepire la presenza e i livelli di questo elemento, al fine di garantircene la disponibilità nelle più svariate condizioni metaboliche.

 

La società moderna e i fattori che ci rendono poveri di ossigeno. Il rischio ipossia è in agguato!

 

Sono molti i fattori che contribuiscono a un impoverimento d’ossigeno nel nostro corpo.

INQUINAMENTO: ha abbassato il livello dell’ossigeno nell’atmosfera.

Ma anche le nostre ABITUDINI DI VITA ERRATE concorrono fortemente a diminuire l’assimilazione dell’ossigeno: fumo, alcool, farmaci, una scorretta alimentazione povera di sali minerali e vitamine.

Inoltre, gli STRESS EMOTIVI  provocano, per liberazione d’adrenalina, una vasocostrizione, con diminuzione della circolazione capillare, concorrendo quindi a minimizzare la disponibilità d’ossigeno utilizzabile dalle cellule.

 

Un abuso abitudinario di cibo, bevande che contengono aromi, ADDITTIVI, GRASSI SATURI che hanno circa il 50% in meno di ossigeno (nella struttura molecolare) rispetto ai carboidrati, l’uso di droghe, alcool, la MANCANZA DI ESERCIZIO FISICO, possono enormemente ridurre il quantitativo di ossigeno disponibile alle cellule.

 

Mancanza di energia.  Ma anche  stanchezza, vertigini, depressione, deficit immunitario…

Meno ossigeno, più tossine. Una carenza della giusta quantità di ossigeno nel corpo – ovvero uno stato di ipossia- determina una povera assimilazione delle sostanze nutrizionali dagli alimenti e un accumulo di sostanze nocive nel nostro organismo.  

Il risultato? Debolezza generale, stanchezza, vertigini, depressione, perdita di memoria, invecchiamento precoce, irritabilità, problemi circolatori, cattiva digestione, dolori e disturbi muscolari, artriti e complicazioni bronchiali.

Anche il sistema immunitario può venire compromesso da una mancanza di ossigeno, il corpo diventa perciò più suscettibile a batteri opportunisti, infezioni e raffreddori virali e parassitari, e all’influenza. La carenza di ossigeno può condurre anche a malattie che mettono in pericolo la vita, come il cancro. È, infatti, ben noto come le forme tumorali e la maggior parte delle altre infezioni o malattie, non possano vivere in un ambiente ricco di ossigeno. Il cancro consuma zucchero, ma non ama molto l’ossigeno puro…

 

Cosa succede alla cellula con poco ossigeno? Rilascia acido lattico e monossido di carbonio

Una normale cellula in perfette condizioni di salute brucia (metabolizza/ossida) ossigeno e glucosio per produrre energia e, come risultato di tale processo, rilascia anidride carbonica e acqua (metabolismo cellulare aerobico).

 

Una cellula con insufficiente quantità d’ossigeno, in stato di ipossia, per produrre energia brucia prevalentemente glucosio (metabolismo cellulare anaerobico). Questo processo di combustione (fermentazione di zucchero) ha come risultato, il rilascio di acido lattico e monossido di carbonio, invece di acqua e anidride carbonica. Una cellula che lavora anaerobicamente (poco ossigeno) deve lavorare molto di più, rispetto a una cellula “ossigenata”, per produrre la stessa quantità di energia.

 

Assumere un integratore di ossigeno vuol dire quindi ridurre il lavoro anaerobico delle cellule, riducendo la produzione dell’acido lattico e incrementando di conseguenza l’energia a disposizione.

 

Protezione da attacchi virali e batterici

Ogni cellula del corpo è circondata da uno strato di grasso, chiamato tessuto lipidico, responsabile della sua protezione dall’attacco di batteri, virus e radicali liberi. Quando una persona è in carenza di ossigeno, lo strato lipidico s’indebolisce rendendo vulnerabile la cellula. Compito del nostro sistema immunitario (globuli bianchi) è quello di ossigenare tali cellule così da renderle protette e ben funzionanti.

Ovviamente si deve però avere abbastanza ossigeno a disposizione e la respirazione, spesso insufficiente, non ci permette di assimilarne la quantità necessaria per proteggere la nostra salute. Ecco pure perché, l’integrazione di ossigeno che ci evita l’ipossia, si rivela un grosso aiuto.

 

L’ossigeno deve essere in quantità corretta: come si fa a stabilirlo?

 

**CELLFOOD è l’unico nutraceutico che modula la disponibilità di ossigeno on demand. Ovvero, secondo le esigenze del corpo. Questo integratore infatti è la nuova sfida della nutraceutica: da un lato fornisce la corretta quantità di ossigeno, mantenendo il nostro organismo in omeostasi, ovvero in equilibrio. E consentendoci di produrre bene le 300 moli di ATP che ci servono ogni giorno per vivere.

 

 

Grandi scienziati che hanno parlato di ipossia

Ricordiamo il dottor William Frederick Kock, medico, scienziato e umanista, autore di diversi libri scientifici, che ha dedicato la sua vita allo studio di un mezzo per ristabilire il meccanismo d’ossigenazione nel corpo, in modo da metterlo così in grado di recuperare la sua originale vitalità.

Il dottor Koch era fermamente convinto che una carenza d’ossigeno fosse la causa principale dei processi patologici.

Otto Heinrich Warburg prese il premio Nobel nel 1931 per aver scoperto l’enzima che permette la respirazione cellulare, cioè la trasformazione (attraverso reazioni chimiche a cui partecipa anche l’ossigeno) dei nutrienti in Atp, il carburante delle cellule. E scoprì che in situazioni tumorali spesso vige uno stato di ipossia.

 

William Kaelin, sir Peter Ratcliffe e Gregg Semenza, scienziati diversi per background, formazione scientifica, nazionalità, hanno guadagnato l’onorificenza  nel 2019 per aver scoperto come le cellule percepiscono e si adattano alla disponibilità di ossigeno.  I tre Nobel hanno scoperto che esiste un gene (Epo) definibile come un sensore dei livelli di ossogeno nelle cellule, presente in tutti i tessuti.

“Sono scoperte importanti perché la carenza di ossigeno è una condizione molto comune – ha osservato Alessandro Giuffré, dell’Istituto di biologia e patologia molecolare del CNR. “Il meccanismo che la controlla può riguardare sia situazioni fisiologiche,come il maggior consumo di ossigeno durante l’esercizio muscolare, sia malattie come i tumori, nelle quali le cellule si adattano a bassi livelli di ossigeno. La proteina chiave di questo meccanismo si chiama HIF ed entra in gioco quando i livelli di ossigeno si abbassano oltre la soglia di sicurezza: come una sentinella, la proteina HIF attiva una serie di geni, ognuno dei quali ha il ruolo di aiutare la cellula a sopravvivere in condizioni di ipossia (per questo il cancro prospera). In condizioni di presenza di ossigeno in quantità idonea, il meccanismo si disattiva.

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