La complessa relazione fra stress e infiammazione – Massimo Spattini

Qualche tempo fa, Time titolò “The silent killer” riferendosi all’infiammazione. La cosiddetta “infiammazione cronica silente” è un nemico temibile, causato dalla disregolazione della risposta immunitaria.
Cos’è l’infiammazione? Ce lo spiega Massimo Spattini, specialista in medicina dello sport, scienza dell’alimentazione e genetica. “Si tratta della prima attivazione di difesa e riparazione da parte del sistema immunitario di un trauma, di un potenziale invasore che può essere una tossina o un agente microbico o le stesse proteine glicate (la glicazione è una reazione di legame fra zuccheri e proteine che se eccessiva porta danni e a un invecchiamento precose dell’organismo). L’infiammazione nasce quindi come meccanismo protettivo che, tramite alcuni segnali (gonfiore, arrossamento, calore e perdita della funzione), tende a isolare la parte aggredita”.
“L’infiammazione inizia da una specie di lesione dei tessuti che può essere di natura fisica, chimica o biologica o da un segnale che, agendo su specifici ricettori, induce la liberazione di enzimi che attivano il cavaliere oscuro, ovvero l’NF-KB, a cui si deve il rilascio di citochine. Queste sono speciali molecole prodotte dalle cellule ce sono specifiche a seconda del recettore attivato e che attirano le cellule del sistema immunitario come i macrofagi facendole passare dal sangue al tessuto leso. Una volta che le cellule del sistema immunitario sono passate nello spazio extra vascolare, esse iniziano la loro battaglia contro la causa che ha provocato la lesione.
Ciò funziona quando l’infiammazione è acuta. Ma nel caso la risposta infiammatoria non riesca ad avere la meglio sul fattore scatenante, si crea una situazione di infiammazione cronica sistemica che non dà effetti eclatanti ma altera l’equilibrio del sistema immunitario e predispone l’individuo a malattie croniche o degenerative”.

Fra stress e infiammazione c’è una relazione complessa.
“Sappiamo che il cortisolo, l’ormone dello stress, come il suo analogo sintetico, ha uno spiccato effetto anti infiammatorio, sopprimendo la produzione di NF-KB (molecola infiammatoria) da parte dei macrofagi”. Ma c’è un inconveniente. Lo stress attiva il CRH, ormone ipotalamico che induce la produzione di cortisolo nelle surrenali. E questo “induce una iper attivazione del sistema simpatico che provoca un circolo vizioso: promuove la formazione di NF-KB che a sua volta innesca la secrezione di CRH.
È un po’ come un’auto dove si sono acceleratore e freni e la buona efficienza di entrambi è fondamentale per la prestazione soprattutto durante una gara come è quella del sistema immunitario contro un microbo patogeno: in condizione acuta non è un problema, in condizione cronica lo diventa. Lo stress cronico attiva costantemente il simpatico e porta a una continua produzione di cortisolo che genera una cortisolo-resistenza a livello recettoriale. In poche parole, le pastiglie dei freni si usurano, i freni (cortisolo) non rispondono più e prevale l’infiammazione. Ci troviamo così di fronte a un circolo vizioso dove l’infiammazione cronica silente attiva lo stress e lo stress cronico causa infiammazione”.

La dieta può aiutarci a disinfiammare
Si può scoprire l’infiammazione tramite l’esame di una proteina, la cosiddetta C-reattiva. È sempre più ampia la mole di evidenze scientifiche sul potere di alimenti e stili id vita nel ridurre l’infiammazione nel corpo. “Cibi a basso carico glicemico ricchi di fibra, grassi provenienti da olive, pesce, frutta secca in guscio e alimenti poveri di grassi saturi animali e una corretta idratazione spengono letteralmente l’infiammazione e migliorino la sensibilità all’insulina e i livelli di colesterolo”.
Esistono perciò cibi da evitare, che fanno molto male ai nostri telomeri, minuscole porzioni di dna che si trovano nella parte terminale dei cromosomi. Molto preziosi, perché quanto più restano lunghi, tanto più a lungo viviamo! Quindi, più elevata è la porzione di alimenti ad alto indice glicemico più velocemente invecchieremo. Numerosi studi dimostrano come l’assunzione di cibi processati ad alto contenuto di zuccheri influisca sui nostri telomeri, danneggiandoli e accorciandoli.


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