Le cellule, il sangue e i test clinici delle urine. L’epigenetica e il sistema S-Drive.

Carlos Orozco BSc, MSc, ND, MD, PhD, FPAMS.

Sappiamo tutti che prevenire è sempre meglio che curare; pertanto, la domanda da porre è in che modo possiamo fare prevenzione se non abbiamo ancora capito da dove iniziare?

La prevenzione inizia con l’istruzione presso fonti rispettabili e di chiara fama, così da aprire la nostra comprensione alle comprensioni. Dobbiamo comprendere che il corpo umano è un organismo in continuo cambiamento, che costantemente codifica, decodifica e traduce informazioni sotto l’influenza dei segnali che provengono dal microcosmo e dal macrocosmo, attraverso l’ambiente. Il nostro corpo ha la capacità di leggere e rispondere a questi segnali in modo naturale. Il problema è che difficilmente li ascoltiamo, per tutta una serie di ragioni.

L’epigenetica è lo studio delle modifiche molecolari, mitoticamente ereditabili ma potenzialmente reversibili, in DNA e cromatina, senza alterare la sequenza di DNA sottostante, ossia il genotipo.

All’epigenetica è stata associata una serie di condizioni acute e degenerative croniche. Questo avviene perché i segnali emanati dai fattori ambientali, dagli stressor emozionali e fisici, dall’esposizione elettromagnetica e dalle carenze nutrizionali, influenzano il fenotipo umano, dando origine a stati patologici senza il coinvolgimento del genotipo. Le modifiche epigenomiche avvengono durante l’intero ciclo della vita di un individuo e di una comunità. Di conseguenza, le modifiche esterne all’epigenoma sono quelle che mediano il silenziamento dei geni e l’espressione dei geni, alterando il fenotipo senza coinvolgere il genoma.

Alcuni anni fa, è stato sviluppato un approccio innovativo per aiutarci a decodificare le informazioni provenienti dal nostro micro e macro ambiente, sia interno sia esterno, utilizzando un biomarcatore naturale: il follicolo di un pelo. La tecnologia si basa su un sistema che rivela la nostra identità, unitamente alla nostra storia fisiologica, biochimica e biofisica.

Tradizionalmente, una firma è in grado di contraddistinguere un individuo, e ciascun essere umano ha la propria, che può andare dall’impronta di un dito fino alla propria calligrafia, che può essere molto chiara o altamente complessa.

Avete firmato tantissimi documenti per tutta la vita e questa firma semplicemente vi identifica con individui unici.

In questo caso, la tecnologia coinvolge la firma così come ciò che abbiamo denominato “Signature Wave”, semplicemente perché abbiamo a che fare con l’energia e con le informazioni codificate nei segnali ambientali che i nostri corpi sono in grado di decodificare e tradurre attraverso le vibrazioni. Questo è il modo in cui è nato il sistema S-Drive. S sta per “Signature”, ossa firma.

A differenza degli esami del sangue, della saliva, delle feci e dell’urina, descritti nelle pagine seguenti, il sistema S-Drive è in grado di decodificare, codificare, trasformare e tradurre le informazioni sensoriali presenti nel follicolo del pelo, per poi digitalizzarle; in questo modo, i dati vengono trasmessi tramite una connessione Internet sicura a un centro informazioni che si trova ad Amburgo, in Germania. Tutto ciò che serve sono tre o quattro follicoli dei peli, prelevati dalla nuca, sul collo. Una volta prelevati i follicoli e i peli, le “bioinformazioni” che essi contengono sono digitalizzate e inviate, così da essere decodificate tramite i computer programmati in modo logaritmico, presso il centro informazioni di Amburgo, dove i dati vengono quindi tradotti in un report basato sulla “Signature Wave” della persona a cui sono stati prelevati i peli.

Il report viene generato entro 15 minuti da quando i server presso il centro informazioni di Amburgo ricevono le informazioni, per poi effettuare l’invio all’utente.

Questo è un contributo significativo per il mondo del benessere, in quanto offre un metodo veloce ed affidabile per scoprire lo stato attuale del benessere di un individuo, in cui le aree più significative a cui prestare attenzione e da affrontare vengono evidenziate; viene quindi fornito un programma di 90 giorni, in maniera tale che l’individuo possa facilmente seguirlo, adottando una serie di cambiamenti nutrizionali e ambientali che contribuiranno a migliorarne la qualità di vita.

Sangue e urine

Da un punto di vista storico, le cellule sono state definite con l’unità fondamentale della vita, e la vita è un processo di cambiamenti continui, mediante il processo di adattamento all’ambiente, sotto il rigoroso controllo di due condizioni essenziali: l’autoreplicazione o l’autoregolazione.

Per autoreplicazione si intende la capacità innata di un organismo, ad es. del regno animale, vegetale e delle monere di autoriprodursi; le cellule fanno ciò attraverso la riproduzione sessuata o asessuata, passando i propri geni alla generazione successiva. In altre parole, passano il proprio genoma.

Quando lo fanno sessualmente, il processo di divisione cellulare avviene tramite meiosi e/o mitosi, in base al tipo di cellula coinvolta. La meiosi si verifica nelle cellule primordiali o germinali, ossia gli spermatozoi e gli ovuli, quando il genoma diventa aploide, ossia contiene la metà del materiale genomico (n).

Il resto delle cellule che si riproduce sessualmente utilizza il processo della mitosi, mediante cui passano alla generazione successiva il numero completo di autosomi e cromosomi; vengono denominate cellule diploidi (2n). Queste sono le cellule che formano un organismo, ad eccezione dei gameti che sono aploidi (n).

Per autoregolazione si intende semplicemente che l’organismo è in grado di controllare la sua crescita mediante la divisione cellulare. Per far ciò, i processi di meiosi e mitosi vengono sottoposti a una serie fasi rigorosamente controllate Go o a una fase a riposo, interfase composta dalle fasi S, Gi, G2, e fase mitotica M composta da profase, metafase, anafase, telofase.

Quando gli organismi si riproducono asessualmente, utilizzano meccanismi diversi, tra cui la bipartizione o la fusione binaria; questo accade per alcuni protozoi composti da una singola cellula, ad es. euglena e paramecio (organismi viventi singoli liberi), dove semplicemente si dividono in due, piegandosi a metà e quindi dividendosi in due organismi identici; questo è il caso di platelminti, nematelminti, lombrichi, ad es. taenia solium o ascaris lumbricoides che vivono nell’intestino. Alcuni molluschi, ad es. lumache, e platelminti, ad es. lombrichi, si riproducono asessualmente mediante partenogenesi; questo significa che non hanno bisogno dell’altro genere per replicarsi, in quanto sono sia maschi sia femmine in contemporanea; questo fenomeno si chiama ermafroditismo. Questo è il caso di lombrichi e lumache.

I vironi e le particelle virali sono pertanto strutture non viventi, composte da DNA (adenovirus) o RNA (reovirus), in quanto non soddisfano nessuna di queste condizioni essenziali, non essendo in grado di auto-replicarsi né di auto-regolarsi.

I vironi hanno bisogno di un vettore per replicarsi, ad es. un batterio, in cui inserirsi all’interno del genoma batterico, attraverso processi quali il chemiotattismo (attrazione chimica, di solito mediante cariche ioniche, reazioni acidi-basi e riduzioni (ossidoriduzioni), fototropismo (attrazione mediante la luce) e geotropismo (attraverso la gravità).

I vironi non possono né auto-regolarsi, in quanto lo fanno a spese della cellula ospite, dato che utilizzano il materiale genetico dei batteri che hanno infettato. I batteri che diventano l’ospite vengono quindi denominati batteriofagi, in quanto semplicemente ingoiano la particella virale per poi inserirla nella composizione genomica.

Quando i batteri si riproducono, replicano il contenuto genomico della particella virale, in modo aggiuntivo o in sostituzione al proprio. Di conseguenza, le particelle virali sono strutture non viventi che si inseriscono nelle cellule viventi, per consentir loro di diffondersi, quando si dividono.

Il sangue è un complesso mix di siero, plasma e cellule. È composto da tessuti connettivi. Il tessuto connettivo è di origine ectodermica; di conseguenza, condivide le medesime proprietà del sistema integumentario, composto da pelle, peli, denti, unghie, ciglia, sopracciglia e sistema nervoso, che comprende il sistema nervoso centrale e periferico nonché il sistema simpatico e parasimpatico.

Il siero è la fase liquida del sangue e, all’interno di esso, circolano svariate proteine, in particolare le globuline. Un set importante di proteine circolanti è quello degli anticorpi, noti come gamma globuline (IgA, IgE, IgJ, IgG, IgM), le proteine che costituiscono il sistema complemento che è parte integrante del sistema immunitario, composto da C1 con le sue subunità C1q, composte da 20 proteine, e i componenti C2, C3, in cui sono presenti enzimi con potenti azioni anafilattiche, ad es. C3a convertasi, C3bi, C3 ligasi. Il complesso proteico attiva a sua volta le proteine C4, che producono una potente unità C5-C9, in grado di perforare o creare un buco nelle membrane cellulari. Lo scopo della cascata complemento è quello di provocare la lisi cellulare, causando l’apoptosi o la morte cellulare, creando un buco nella membrana cellulare e disturbando quindi l’ambiente intra/intercellulare, al punto tale da causare la morte cellulare.

Il siero viene considerato con un sistema efficace di trasporto e comunicazione, che può essere confrontato con quello di un’autostrada o superstrada. Trasporta le proteine globulari, che trasportano le sostanze da un luogo a un altro del corpo, ad es. colesterolo, nel quale sono presente le lipoproteine ad alta densità (HDL), lipoproteine a bassa densità (LDL), lipoproteine a densità molto bassa (VLDL), fattore intrinseco (IF), ormoni steroidei, ad es. testosterone, progesterone, estrogeni, tutti derivati dal colestano, il precursore del colesterolo, ormoni proteici, ad es. ormoni stimolanti per le diverse ghiandole, tra cui ormone tireostimolante (TSH), ormone follicolo-stimolante (FSH), ormone luteinizzante (LH), ormone adrenocorticotropo (ACTH), ormone antidiuretico, insulina, prodotti del metabolismo cellulare, neurotrasmettitori, corpi chetonici, ossigeno, minerali, enzimi, vitamine, amminoacidi, acidi grassi, tra cui trigliceridi, tra le altre sostanze che mediano i processi infiammatori e omeostatici all’interno dell’organismo.

Il plasma deriva dal siero, attraverso una particolare procedura di raccolta, in cui le provette sono prive di eparina per indurre la formazione di coaguli di sangue; prima di contenere il coagulo di sangue, le provette vengono processate in una potente centrifuga, per consentire la massima raccolta delle piastrine trasportate dal plasma, che sono tra le componenti più piccole. Qui troviamo le proteine coinvolte nel processo del coagulo, in particolare i 9 fattori coagulanti, la protrombina, la trombina, il plasminogeno, la plasmina, il fibrinogeno, la fibrina. In base alla quantità di piastrine trasportate, il plasma è classificato come plasma ricco di piastrine (PRP) e plasma povero di piastrine (PPP).

Le piastrine contengono una sostanza molto importante, denominata fattore attivante le piastrine (PAF), che è un potente vasocostrittore. È legato all’acido arachidonico nella membrana cellulare delle cellule sanguigne, chiamate polimorfonucleati, e sono gli eosinofili, neutrofili, basofili, da cui derivano i mastociti. I mastociti producono un potente agente infiammatorio, denominato istamina.

Quando il PAF è collegato all’acido arachidonico (AA), forma l’arachidonil-PAF e, come tale, viene ritrovato nelle membrane cellulari. Quando l’azione di un enzima denominato fosfolipasi A2 si verifica all’interno dell’unità AA-FAP, l’AA viene rilasciato e quindi viene metabolizzato tramite i percorsi della lipossigenasi (LO) o cicloossigenasi (COX).

Il percorso LO porta alla produzione di leucotrieni, lipossine, HETES e HEPES, che sono sostanze molto potenti che regolano numerose funzioni cellulari del sistema immunitario. D’altro canto, il percorso COX porta alla produzione di prostaciclina

(Pgl), prostaglandine (PGE e Pg2a), trombossani (TX). Tutte queste sostanze sono ampiamente coinvolte nel processo d’infiammazione.

La molecola PAF, quando è libera da AA, viene quindi inattivata tramite idrossilazione in liso PAF, che serve quindi da spina dorsale dei precursori dei neurotrasmettitori, ad es. fosfatidilcolina che dà origine a un neurotrasmettitore colinergico: l’acetilcolina. Si tratta di un mediatore molto importante della trasmissione neurale.

Le cellule del sangue vengono prodotte nel midollo osseo e vengono trasportate per differenziarsi nelle diverse ghiandole dell’organismo, tra cui timo, tiroide, fegato, pancreas, ipotalamo, gonadi ecc.

Come si può desumere, il ruolo del sangue nella fisiologia ci permette di essere vivi, di effettuare l’up-regolazione e down-regolazione della secrezione di tutte le entità biochimiche che orchestrano il processo dell’armonia interna del corpo, detta omeostasi.

Misurare i diversi parametri del sangue ci permette di aprire una finestra sul funzionamento del corpo.

D’altro canto, l’urina è il prodotto finale del metabolismo cellulare e viene prodotta nei nefroni dei reni, attraverso l’azione della capsula di Bowman e dei glomeruli, per liberarsi delle scorie metaboliche. I reni svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del volume di sangue, pressione sanguigna, elettroliti nel corpo e nel prendersi cura del pH fisiologico. L’urina è un indicatore biochimico che mostra quanto il corpo lavora correttamente da un punto di vista metabolico. Ad esempio, nell’urina possiamo misurare gli ormoni, ad es. la gonadotropina corionica umana (HCG), i corpi chetonici, il glucosio, la presenza o assenza di globuli rossi, proteine, minerali, enzimi ecc. L’HCG è una proteina derivante dal corion che si forma al momento dell’impianto, quando i trofoblasti trovano una nuova dimora nella parete endometriale dell’utero. Pur trattandosi di un ormone di secrezione femminile, quando l’HCG si trova nei maschi, è un forte marcatore patofisiologico che indica che si sta formando un tumore attraverso un processo fisiologico denominato angiogenesi o formazione di nuovi vasi sanguigni. Esistono quindi terapie dirette al target che sono molto specifiche per evitare questo processo nelle cellule e che diventano biochimicamente anomale.

Le tecniche biochimiche coinvolte nella misurazione delle sostanze nel sangue e nelle urine sono diventate routine sempre più sofisticate e, al contempo, più facili da effettuare; inoltre, la maggior parte dei sistemi è completamente automatizzata. Questo significa che l’intervento umano viene lasciato al minimo.

Un aspetto da considerare quando si effettuano i test di urine e sangue è che essi sono svolti in vitro (nel vetro); di conseguenza, le loro proprietà biochimiche differiscono da quelle riscontrate in vivo (all’interno dell’organismo).

Prendiamo, ad esempio, il meccanismo di coagulo. Non appena il sangue viene prelevato dal corpo, tende a coagularsi per via dell’azione del fattore 9 della coagulazione, di vitamina L, bradichinina, azione della protrombina, plasminogeni e fibrinogeni. Per evitare che il sangue intero si coaguli e per estrarre il plasma, vengono utilizzate provette contenenti eparina o citrato di sodio, in maniera tale che il plasma PPP o PRP possa essere rilasciato e misurato.

In questo modo, quando vengono eseguiti i test su sangue e urine, è molto importante chiedere l’ematologia differenziale un’analisi biometrica delle urine differenziale, che mostri la scomposizione delle sostanze che vengono misurate.

Il test del sangue misura i prodotti del metabolismo cellulare e la loro distribuzione all’interno dell’organismo. È pertanto possibile stabilire uno stato patologico basato sulle quantità e sulle concentrazioni riscontrate nelle letture ottenute attraverso i sistemi e i metodi analitici.

Lo stesso si applica, in gran parte, ai test delle urine. Per la maggior parte di essi, è importante mantenere il campione refrigerato a 4oC o a meno 200C, prima di processarli. Questo processo termodinamico è necessario per ridurre e/o prevenire l’ossidazione e la denaturalizzazione.

Poiché il corpo è un sistema in mutamento costante, i campioni analizzati potrebbero non necessariamente riflettere lo stato patofisiologico attuale del corpo. Tuttavia, rispecchieranno lo stato del corpo nel momento in cui è stato prelevato il campione.

L’analisi del campione richiede talvolta tempi lunghi, che possono altrettanto essere necessari per la refertazione e l’interpretazione. Di conseguenza, possono passare settimane prima che i risultati vengano messi a disposizione del medico e quindi comunicati al paziente. Di conseguenza, non sono ideali in quanto non rispecchiano lo stato biochimico e fisiologico attuale del corpo.

Quando viene effettuata l’analisi clinica è necessario stabilire la correlazione tra i diversi test che misurano i diversi parametri. Un punto che non tutti sanno è che non tutto ciò che consideriamo misurabile lo sia di fatto. Ne sono un esempio le cosiddette letture dei valori colesterolo. Queste vengono effettuate nel sangue, ma il punto è che non viene realmente misurato il colesterolo: ciò che viene misurato è la globina che trasporta il colesterolo; lo stesso vale per gli ormoni steroidei, ad es. progesterone, testosterone, estrogeni.

Ciò che viene misurato è la quantità di globulina che è presente e che non trasporta necessariamente il colesterolo o gli ormoni.

Ad esempio, per misurare gli ormoni steroidei, è necessario utilizzare la saliva, in cui sia possibile misurare gli ormoni liberi e non quelli associati al proprio trasportatore, in questo caso le lipoproteine, che sono globuline; in questo caso, ci sono diverse tecniche per misurare il decadimento radioattivo del trizio, un isotopo dell’idrogeno utilizzato come marcatore per determinare la concentrazione di tale ormone nel siero. Viene denominato dosaggio radioimmunologico del RIA. Altre tecniche coinvolte nel rilevamento degli anticorpi nel siero vengono effettuate tramite un immunodosaggio denominato test ELISA, che utilizza biotina e avidina applicate ai pozzetti di una piastra a 96 pozzetti, allo scopo di illuminare quelle cellule che rispondono agli anticorpi monoclonali. Un’altra modalità di misurazione o rilevamento della presenza di proteine nell’urina e nel siero consiste nella permeazione del gel, che normalmente implica la separazione delle proteine dalle loro proprietà elettroniche attraverso l’elettroforesi.

I metodi più sofisticati includono la cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) su colonna inversa C 18, per rilevare i derivati dell’AA, ad es. leucotrieni, lipossine, prostaglandine. Trombossani, HEPES e HETES. Con queste tecniche analitiche è possibile rilevare proteine molto piccole di peso molecolare basso, con concentrazioni nell’intervallo di 10-12 M fentomolare fino a 10-16 M picomolare. Esiste anche la gascromatografia, così come l’ibridazione fluorescente in sito (FISH), per etichettare i cromosomi e la reazione a catena della polimerasi (PCR) che permette l’amplificazione del DNA.

Esiste anche l’osservazione diretta al microscopio delle cellule e dei tessuti. Di norma, questo è il lavoro di citologi e istopatologi. Lo scopo è utilizzare un colorante, di norma safranina, eosina e blu metilene, per colorare le cellule e renderle facilmente osservabili. In patologia, è importante cercare le dimensioni relative del nucleo vs. citoplasma per stabilire una scala di gradazione, che va da Stadio I a Stadio IV. Si tratta della scala di classificazione TNM, in cui T sta per tumore, N per linfonodi, M per metastasi o diffusione del tumore.

Al di là della tecnica utilizzata per la misurazione, è altrettanto importante la tempistica di misurazione, in quanto alcuni parametri, quali il ciclo mestruale nelle donne, hanno ripercussioni sulle letture, così come lo stato nutrizionale del corpo umano.

È altresì importante sapere se il campione viene preso a digiuno o prima o dopo l’assunzione di cibo.

In genere, i campioni di sangue e di urine vengono prelevati al mattino, prima della colazione, dopo un periodo di digiuno di 12 – 16 ore. Vengono raccolti in provette speciali, in base al tipo di test che deve essere svolto.

Vengono quindi conservate a 4oC, in attesa di essere processate. A quel punto, sono già avvenuti alcuni cambiamenti biochimici all’interno del campione prelevato, in quanto il sangue e l’urina si trovano ora fuori dal corpo, in un ambiento fisico-chimico completamente differente. Una delle prime modifiche che si verificano è l’ossidazione, seguita dalla riduzione; questo processo è noto con il nome tecnico di OSSIDORIDUZIONE.

Per ossidoriduzione si intende semplicemente il trasferimento di elettroni da un atomo che cede uno o due elettroni (ossidazione) a un altro atomo che li riceve (riduzione). L’atomo più comune coinvolto nelle reazioni di ossidoriduzione è l’ossigeno, da cui il termine ossidazione, in quanto l’ossigeno è l’elemento chimico più comune coinvolto in questo processo.

Nel corpo umano, il processo di ossidazione equivale all’invecchiamento. Questo significa che il corpo è coinvolto nel rilascio dei radicali liberi che hanno un impatto sul pH fisiologico e, di conseguenza, sull’intero corpo umano. Questo permette l’emanazione di batteri e funghi opportunistici dal microbioma che hanno il loro prezzo. Quando questo accade, i batteri

e i funghi migrano verso le aree anatomiche in cui non dovrebbero trovarsi, causando infezioni a fronte delle quali si aspetta una risposta immunitaria naturale. Man mano che avviene il processo di invecchiamento, la risposta immunitaria diventa più debole; di conseguenza, le persone sviluppano condizioni croniche regolate dal mondo dei processi infiammatori che finiscono per compromettere la salute dell’individuo. Queste condizioni hanno denominazioni che terminano con il suffisso – ite, ossia infiammazione. Abbiamo quindi i processi infiammatori più comuni dovuti all’invecchiamento, ad es. osteoartrite, artrite reumatoide, gastrite, colite, colite ulcerosa, che finiscono per diventare condizioni croniche, quali diabete, osteoporosi, arteriosclerosi, artrosi, morbo di Chron, morbo di Addison, morbo di Hashimoto ecc. I danni e la formazione di radicali liberi sono le implicazioni di molte patologie, che vanno da un comune raffreddore fino ad arrivare a tutte le condizioni croniche degenerative più gravi.

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